martedì 30 gennaio 2018

URBAN LIFE


Urban life
Il progetto Urban Life nasce dall’esigenza di raccontare e di raccordare la svariata umanità  delle aree metropolitane.

Vi è mai capitato di essere in metro e chiedervi qual è la storia della persona che vi sta seduta di fronte?
A me succede sempre, è un’ossessione, passo da un film mentale all’altro.
Dalla parrucchiera di colore di Notting Hil, alla cameriera in pausa a Fontana di Trevi o alla ragazza che si allena in un circo di periferia.
Non c’è studio o premeditazione nelle foto, scatto per puro istinto.
E’ dopo, quando le rivedo, che nascono le storie, che escono quei particolari che al momento non avevo notato.

Mesi fa a Berlino,con amici, mentre eravamo seduti ad un tavolo di un bar, dopo aver visitato il museo dell’olocausto, poco distante c’era un cliente sulla settantina, da solo che stava consumando birra e mangiando qualcosa.
Mi sono estraniato dalla conversazione ed ho iniziato a chiedermi chi fosse, da dove veniva, quale fosse la storia della sua vita.
Aveva un completo grigio, sul panciotto due piccole macchie, mangiava in un modo composto, quasi rituale. Aveva nel taschino della giacca una piccola digitale che ogni tanto tirava fuori, scattava una foto ai passanti e la riponeva nel taschino continuando il suo pranzo, perché?
Inizia il mio film.
Da un po’ quel signore era rimasto vedovo, doveva aver lavorato presso qualche ministero o scuola, frequentare un centro anziani dove gli amici gli avevano consigliato di farsi un piccolo viaggio per distrarsi, per evadere.
Berlino in quel periodo dell’anno era l’ideale, visitare musei, prendere un traghetto e fare un giro per la città.
Non lo fotografo….troppo distratto dal mio film.
Dopo mezz’ora ci alziamo per andare via e dopo aver percorso circa cinquanta metri dico ai miei amici di proseguire e torno indietro in direzione del vecchio signore.
Lo saluto e lui, gentilmente, mi dice di sedermi.
Con il mio pessimo inglese inizio a fargli delle domande, se gli piaceva Berlino, cosa aveva visitato, da dove veniva.
Vedovo, di Amburgo, insegnante, per la prima volta in quella città, di origini ebree.
Io li chiamo“ Labirinti Mentali”.
Labirinti Mentali che diventano Labirinti Fotografici.

Ti rendono la vita difficile.












1 commento:

  1. A parte la post pesante che avrei evitato, i soggetti e le composizioni mi sembra raccontino una storia... era ora

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